La Provenza è un pensiero, un luogo dell’anima. “Sotto il cielo blu, le macchie di arancione, di giallo e di rosso dei fiori hanno una luminosità che abbaglia, e nell’aria limpida c’è qualcosa di più allegro e di più dolce che nel nord” raccontava Vincent Van Gogh, che, fra le distese verdi e lilla, ha dipinto alcuni fra i suoi capolavori più famosi. Il territorio vanta spiagge, campi di lavanda, piccoli borghi e riverbero dell’estate all’ombra delle fronde degli oleandri, nei giardini che sono come seconde case per i provenzali. Ma la Provenza non è solo questo: architettonicamente parlando, il sud della Francia è un connubio di operazioni e capolavori a volte non riusciti - basti pensare all’Unitè d’Habitation di Marsiglia di Le Corbusier - dove paesaggi aspri, cemento e grigiore testimoniano una profonda disconnessione con il territorio, ma anche natura incontaminata, a volte selvaggia, a volte rassicurante, che si fonde con i dettagli di una vita lenta che si ricerca in maniera un po’ troppo semplicistica. L’architettura contemporanea, qui, è un modo quindi per rileggere non solo il passato, ma anche attuare operazioni di rigenerazione, di riconversione col passato, con l’ambiente, con il tempo, passato e futuro, che si fonda su antichi popoli e scambi culturali che qui sono più evidenti che mai.
LUMA, Parc des Ateleliers, Arles
Come un’evocazione delle mistiche formazioni delle Alpilles, la catena calcarea che si estende intorno a questa architettura, che ha incantato artisti e poeti, fino a diventare protagoniste della Notte stellata di Van Gogh, questa struttura a torre, sinuosa e splendente, ricoperta da undicimila pannelli d'acciaio inossidabile, chiamata Luma e firmata dall’architetto Frank O. Gehry, è al centro della rigenerazione dell’impianto industriale del Parc Des Atelier ad Arles, ad opera della fondazione Luma Arles. La torre diventa un luogo di interazione tra passato e futuro, dove una corona circolare in vetro abbraccia l’anfiteatro romano di Arles dalla terrazza panoramica, mentre nella parte inferiore si snodano uffici, studi e laboratori della fondazione. Il Parc des Ateliers, rudere industriale, è stato trasformato così in epicentro culturale, un luogo dove artisti, scienziati e innovatori hanno la possibilità di lavorare in sinergia. Il progetto comprende un parco pubblico, ideato dall'architetto Bas Smets, che, come un’oasi verde, collega il campus alla città. Un giardino arricchito da piante e fiori autoctoni, come un rifugio naturale contro il maestrale e il caldo estivo, in un connubio di natura e architettura.
MuCEM - Museo delle Civiltà d’Europa e del Mediterraneo, Marsiglia
Un monolite moderno, un cubo che ne racchiude un altro, come se fosse il suo cuore. Il museo delle Civiltà d’Europa e del Mediterraneo fa parte della rinascita culturale e architettonica di Marsiglia avvenuta negli ultimi anni. Si accosta alle sue architetture antiche, legandosi particolarmente al Fort St. Jean, una fortezza costruita su antiche fondamenta, greco e romane. Tre livelli di acciaio e vetro sotto una pelle di cemento filigranato, materiale ancora innovativo, che crea un manto traforato, in cui luci e ombre si inseriscono definendo pattern irregolari e misteriosi, come il fondo del mediterraneo. L’architetto descrive questo museo come un gioiello “aperto sul mare, un punto di incontro tra le sponde del Mediterraneo", un orizzonte di cultura e dialogo. Di notte, l’effetto lanterna, pensato dalle luci disegnate da Yann Kersalé che avvolgono il museo in un'atmosfera magica, riporta sulla superficie ombre blu e turchesi che ricordano ancora una volta i riflessi della luce sul mare.
Mirror Vieux, Marsiglia
Fin dal XVI secolo, il Vieux Port è stato non solo il centro della vita culturale della città, ma anche luogo di scambi e attività, considerato da sempre il fulcro di una delle metropoli più antiche d’Europa, vitale ed energico, affacciato sull’acqua. Ed è proprio l'acqua a determinare la sua natura. In questo contesto, Foster+Partners ha ideato il suo padiglione: punto d'incontro per i cittadini e nuovo spazio di riqualificazione della città. Una copertura, aperta su tutti i lati, specchiata, diventa così anche un modo per risolvere i problemi estetici e strutturali che avevano coinvolto il porto per molto tempo, restituendo alla cittadinanza uno spazio destinato alle attività sociali - mercati, eventi, occasioni speciali - attraverso la creazione dell’ombra, senza intaccare le architetture o la struttura antica di questo luogo. La scelta della superficie specchiante diventa così un modo per amplificare la bellezza dello spazio, la presenza del mare e della natura originaria del porto.
Museo Jaean Cocteau, Mentone
Il museo è un tributo della cittadina francese, al suo celebre figlio, Jean Cocteau, che si affaccia sulla promenade di Mentone. Un design futurista che evoca elementi marini, spugne e alghe, restituiti in un’architettura in ferro e acciaio. L’edificio, disegnato dallo studio dell’architetto Rudy Ricciotti, è pensato per presentarsi in una struttura in cui quella esterna è caratterizzata da una facciata di cemento come strappata, sembra proteggere una teca di vetro opaco all’interno. Tentacoli organici, a richiamare la potenza delle immagini suggestive dell’autore, poeta che ha lasciato una forte impronta nella nostra narrativa con opere iconiche come il suo adattamento de “La Bella e la Bestia”. Il museo sorge di fronte al Bastione, piccolo centro culturale aperto tre anni dopo la morte dell’artista, nel 1966, che Cocteau ricevette come ringraziamento per il suo lavoro di restauro della struttura, in un vero e proprio testamento artistico. Con questo elemento, si completa un’operazione urbana che crea un triangolo ideale insieme al Municipio della cittadina.
Maison Bernard, Théole-sur-Mer
La Maison Bernard, nata negli anni Settanta dalla collaborazione tra Antti Lovag e Pierre Bernard, è un piccolo gioiello che abita il paesaggio rurale del massiccio dell'Estérel, affacciato, con le sue rocce rosse, sul Mediterraneo. Lovag, esperto della regione, grazie al suo lavoro con l'architetto Jacques Couëlle negli anni Sessanta, fu scelto da Pierre Bernard per costruire una casa per le vacanze a Théoule-sur-Mer. Affascinato dalle idee anticonvenzionali di Lovag, Bernard desiderava una casa che si integrasse armoniosamente con la natura. La costruzione, durata quasi dieci anni, utilizzò tecniche artigianali per creare una struttura ovoidale senza angoli retti, omaggio alla curva in tutte le sue forme. Lovag considerava la sfera la forma ideale per gli spazi abitativi, preferendo la funzionalità e il comfort agli schemi convenzionali. Legati da una profonda amicizia, Bernard e Lovag continuarono a sperimentare con le strutture, costruendo il futuro Palais Bulles, acquistato da Pierre Cardin dopo la prematura scomparsa di Bernard nel 1991. Restaurata dai figli di Bernard nel 2015 con l'aiuto dell'architetto Odile Decq, la Maison Bernard rimane uno dei migliori esempi dell'architettura organica di Lovag e della sua visione del benessere.
Guide di viaggio alla scoperta della Provenza
Ludovica Proietti
Ludovica Proietti ha studiato Architettura per non fare mai l’architetto. Dopo un master in Design ha conseguito un tirocinio con Domitilla Dardi e ne è diventata assistente, sia in cattedra che per la curatela di diversi eventi, specializzandosi in Storia del Design e dell’Architettura. Ha curato talk ed eventi inerenti al design presso lo spazio di co-working romano Ala/34 fino al 2019 e, attualmente, insegna in diversi istituti della capitale ed è senior editor per il blog Cieloterradesign. Consulente e giornalista freelance, ha a cuore la cultura del progetto contemporaneo cercando sempre di privilegiare prospettive mai scontate.